Fabbri, trattoristi e meccanici
Ancora nei primi Anni Trenta del Novecento era presente e funzionante una macchina a vapore, verde con i meccanismi a vista e un pannello di comando complicato. Altissimo il camino che scaricava il fumo del carbone.
Si portava la macchina sul campo, la si postava e si accendeva in anticipo perché all’inizio dei turni fosse in pressione: lo segnalava un fischio. Il fuochista, accaldato dal fuoco e dal sole di luglio, la tuta oliata di grasso, il viso annerito dal fumo, doveva mantenerla in pressione per tutta la giornata.
Dal volano, una cinghia di cuoio trasmetteva la forza alla trebbiatrice, e da questa, alla pressa.
Fu conservata perfettamente in ordine fine alla dismissione del Centro. In officina lavoravano fabbri, trattoristi, meccanici che assicuravano le revisioni e le riparazioni di tutte le macchine in dotazione e garantivano il funzionamento dei famosi trattori Landini, esposti nei musei della civiltà contadina.
Molto lenti, la loro accensione era manuale, lunga e faticosa.
Trascinavano un aratro di un solo vomere, la terra da coltivare era tanta e i trattoristi a turno dovevano lavorare anche di notte.
Autore: Augusto Baraldi
Fonte: ricerca dell'autore